Rifiuti elettrici ed elettronici: il lento cammino verso una gestione sostenibile a economia circolare

Rifiuti elettrici ed elettronici: il lento cammino verso una gestione sostenibile a economia circolare
23 Luglio 2020 Antonio Lucarella

Rifiuti elettrici ed elettronici: il lento cammino verso una gestione sostenibile a economia circolare

È impietosa l’analisi sul fenomeno dei RAEE contenuta nella terza edizione del Global E-waste Monitor 2020, pubblicata a luglio 2020 dal Global E-waste Statistics Partnership.

A livello globale, le apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) sono diventate una parte essenziale della vita quotidiana delle persone. La loro disponibilità e la loro diffusione hanno permesso a gran parte della popolazione mondiale di beneficiare di un tenore di vita decisamente più elevato. Tuttavia, il modo in cui produciamo, consumiamo e smaltiamo i rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) è insostenibile. Ne abbiamo parlato diffusamente in questo articolo. I gravi ritardi nell’adozione di pratiche virtuose di raccolta e di riciclo o i mancati accorgimenti nella fase di estrazione delle risorse, emissioni di gas serra e rilascio di sostanze tossiche, stanno mettendo in seria crisi la sostenibilità, economica ed ambientale, dell’intera filiera.

È impietosa l’analisi sul fenomeno dei RAEE contenuta nella terza edizione del Global E-waste Monitor 2020, pubblicata a luglio 2020 dal Global E-waste Statistics Partnership.

RIFIUTI ELETTRICI ED ELETTRONICI PRODOTTI NEL 2019

Sono 53,6 milioni le tonnellate – si legge nel rapporto – di rifiuti elettronici prodotti nel 2019, una media di 7,3 kg pro capite, con un aumento del 21% in soli cinque anni e di cui solo il 17% è stato raccolto e riciclato.

Aumenta, al contempo, il numero di cose da riciclare. Se un tempo la facevano da padrone frigoriferi, lavatrici e radio, oggi siamo sommersi di smartphone, computer e telecomandi, ma anche da e-bike, monopattini elettrici, hoverboard, droni, auricolari bluetooth. E l’elenco continua ad allungarsi. Sono tutti prodotti riciclabili per oltre il 90% del loro peso: dai rifiuti elettronici è possibile, infatti, ottenere importanti quantitativi di plastica, ferro, alluminio e vetro. La crescente quantità di rifiuti elettronici è alimentata principalmente da maggiori tassi di consumo di AEE, da cicli di vita brevi programmati dalle aziende produttrici e dalle poche e alquanto costose opzioni di riparazione.

La regione del mondo che ha generato più scarti elettronici è l’Asia con circa 24,9 milioni di tonnellate, seguita dalle Americhe, con 13,1 milioni, e dall’Europa con 12 milioni. A questi ritmi entro il 2030 la quantità di rifiuti elettronici nel mondo sarà di 74 milioni di tonnellate.

Nei paesi ad alto reddito circa l’8% dei rifiuti elettronici viene buttato nei bidoni della spazzatura e successivamente inviato in discarica o incenerito. Parliamo di piccoli elettrodomestici o prodotti di tecnologia informatico di dimensioni ridotte.

Nei paesi a medio e basso reddito, dove le infrastrutture gestionali non sono ancora completamente sviluppate o, in alcuni casi, del tutto assenti, i rifiuti elettronici sono gestiti per lo più dal settore “informale”. In questo caso, i RAEE sono spesso trattati in condizioni precarie e al limite della sicurezza, provocando gravi effetti sulla salute dei lavoratori, oltre che dei bambini che spesso vivono, lavorano e giocano in mezzo ai rifiuti elettronici o agli impianti di trattamento.

In altri casi invece molti dispositivi arrivati a fine vita, sono rigenerati, vale a dire rimessi a nuovo e venduti come prodotti di seconda mano. Quello dei dispositivi rigenerati è un segmento di mercato in continua crescita, che si stima nel 2020 in Europa varrà oltre 10 miliardi di euro, dando un significativo contributo a risolvere il problema dello smaltimento dei RAEE. Nonostante i device rigenerati possano garantire prestazioni equiparabili ai dispositivi nuovi, a fronte di una spesa nettamente inferiore, ancora oggi continuano a trovare resistenze e dubbi dei clienti, che temono di incappare, attratti dal grande risparmio, in acquisti di breve durata e dubbia efficienza.

La mancanza di gestione o la leggerezza nella gestione dei RAEE è stata responsabile nel 2019 dello 0,3% delle emissioni globali di sostanze inquinanti.

Numerosi studi hanno accertato la correlazione tra smaltimento incontrollato dei RAEE ed alcuni effetti negativi per la salute: nascite con problematiche di varia natura, neurosviluppo alterato, risultati negativi dell’apprendimento, danni al DNA, disturbi cardiovascolari, effetti negativi sulle vie respiratorie,effetti negativi sul sistema immunitario, malattie della pelle, perdita dell’udito, cancro.

A ottobre 2019, il 71% della popolazione mondiale, pari a solo 78 nazioni su 193, aveva una politica nazionale e un sistema legislativo o un regolamento dedicato alla gestione dei rifiuti elettronici. Comunque un buon risultato se si pensa che nel 2014 le nazioni erano appena 61 pari a solo il 44% della popolazione mondiale. L’Italia, dal canto suo, ha recepito la Direttiva europea 2012/19/EU secondo cui, dal 2019, il tasso minimo di raccolta annua è il 65% del peso medio delle apparecchiature immesse sul mercato.

I RAEE E GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

Nel settembre 2015 più di 150 leader internazionali si sono incontrati alle Nazioni Unite per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente.

La comunità degli Stati ha approvato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, i cui elementi essenziali sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS/SDGs, Sustainable Development Goals) e i 169 sotto-obiettivi, i quali mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza e allo sviluppo sociale ed economico. Inoltre riprendono aspetti di fondamentale importanza per lo sviluppo sostenibile quali l’affrontare i cambiamenti climatici e costruire società pacifiche entro l’anno 2030.

La gestione dei rifiuti elettronici è strettamente correlata a molti Obiettivi di Sviluppo Sostenibile come l’OSS 8 sul lavoro dignitoso e la crescita economica, il 3 su salute e benessere, il 6 su rifiuti puliti e il 14 sulla vita sott’acqua. In particolare, data l’elevata materia prima la domanda per la produzione di AEE, i rifiuti elettronici sono strettamente correlati anche agli indicatori OSS sull’efficienza globale delle risorse (SDGs 8.4.1 e 12.1.1) e sul materiale domestico di consumo (SDGs 8.4.2 e 12.2.2). Data l’alta pericolosità di questo tipo di rifiuti i RAEE sono stati dunque inseriti ufficialmente nel piano di lavoro del sotto-obiettivo 12.5.1: tasso di riciclaggio nazionale e tonnellate di materiale riciclato, vale a dire la quantità di rifiuti elettronici raccolti come tali dal sistema di raccolta istituzionale.

STRUMENTI LEGISLATIVI E I SISTEMI DI GESTIONE DEI RAEE

Nel corso degli ultimi anni, governi, produttori, università e associazioni hanno stilato insieme una serie di principi guida per garantire lo sviluppo nelle varie nazioni di strumenti legislativi e sistemi di gestione dei rifiuti elettronici. Il tempo ha però dimostrato la poca efficacia di norme basate essenzialmente sulla responsabilità estesa dei soli produttori. I dati dimostrano la necessità invece di un approccio multi-stakeholder armonizzato in grado di orientare i cambiamenti verso la sostenibilità e principi sani di circolarità economica.

Le strategie governative svolgono un ruolo importante perché definiscono degli standard di comportamento e degli obblighi che guidano le azioni di tutti gli attori della filiera interessata dalla gestione dell’e-waste.

LE CONSEGUENZE DELL’E-WASTE, NON RICICLATO E SMALTITO IRREGOLARMENTE

Si è già detto come, nell’era dell’hi-tech, del digitale e della connettività pervasiva, i dispositivi elettronici (tutto ciò che ha una batteria o una spina) si siano moltiplicati: oltre a televisori ed elettrodomestici, computer, stampanti, smartphone, giocattoli elettronici, wearable, sensori, chip, meritano una particolare attenzione la nuova ondata di oggetti intelligenti legati all’Internet of Things. Il Global E-waste Monitor 2020 mira non solo a fornire numeri certi sugli oggetti elettronici che buttiamo, ma a illustrare le conseguenze che il cosiddetto e-waste, non riciclato e smaltito irregolarmente, ha per l’ambiente e per la nostra salute. Come cambiare passo? Con leggi adeguate e controlli sulla compliance.

A livello globale esistono attualmente 3 modelli di approccio alla gestione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche giunte a fine vita:

  1. Intera società: il produttore paga un compenso iniziale quando il prodotto viene immesso sul mercato.
  2. Consumatori: il modello rende la persona o l’ente responsabile per lo smaltimento dei rifiuti elettronici finanziariamente responsabile del costo della raccolta e di smaltimento.
  3. Produttori: il terzo tipo utilizza un approccio basato sui finanziamenti destinati al settore, cercando di recuperare tutti i costi operativi effettivi di gestione del sistema di raccolta.

Ci si aspettava che le politiche basate sulla responsabilità dei produttori incentivassero la progettazione di prodotti che incoraggiassero il riutilizzo e il riciclo. Così non è stato. È sempre più evidente che la maggior parte dei produttori sono riluttanti e probabilmente incapaci di assumersi le proprie responsabilità senza uno sforzo concertato con gli altri attori della filiera (governi, comuni, rivenditori, centri di raccolta, impianti di recupero). Lo dimostra chiaramente il divario tra le apparecchiature prodotte e immesse sul mercato e quelle che vengono effettivamente raccolte e riciclate.

IL RAPPORTO SUI RAEE IN ITALIA

In Italia sono oltre 343mila le tonnellate di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche raccolte nel 2019, secondo quanto rileva il Centro di Coordinamento RAEE nel Rapporto Annuale 2019. Sul totale dei RAEE raccolti, la percentuale più consistente è rappresentata dai grandi bianchi (R2), seguiti da freddo e del clima (R1) e da piccoli elettrodomestici e pannelli fotovoltaici (R4). In calo, atteso e fisiologico, il peso degli apparecchi con schermi (R3). Ultimo posto, connaturato alla natura del prodotto, per le sorgenti luminose (R5). La raccolta volontaria di R5 da parte di alcuni Sistemi Collettivi ha contribuito a incrementare la raccolta totale delle sorgenti luminose del 35% portandola a 2.796 ton.

La raccolta dei RAEE non fornisce risultati uniformi sull’intero territorio nazionale. Le regioni più virtuose sono quelle del Nord dove nel 2019 sono stati avviati a corretto trattamento oltre 186mila tonnellate di rifiuti elettrici, pari al 54,27% del totale nazionale. Tra di loro spicca su tutte la Valle d’Aosta, la regione con la maggiore raccolta pro capite d’Italia. Centro, Sud e isole si spartiscono, rispettivamente con il 23,18% e il 22,55%, il resto della raccolta. In Italia Centrale, è la Toscana la regione che eccelle su tutte quelle dell’area in termini di raccolta pro capite, mentre nel Meridione e nelle isole al primo posto si posiziona la Sardegna.

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