Biodiversità a rischio. In 5 punti lo stato del pianeta in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente.
Cosa sappiamo della salute del pianeta in termini di biodiversità cioè riguardo la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra e degli ecosistemi a cui appartengono?
La distruzione delle foreste, il saccheggio dei mari e dei suoli e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua stanno spingendo il pianeta sull’orlo del precipizio. È quanto affermano più di 500 esperti di 50 paesi diversi in un rapporto inviato alle Nazioni Unite.
Ma che cos’è esattamente la biodiversità?
Biodiversità è una parola scientifica che indica la straordinaria varietà di vita che si può trovare sulla Terra, le interazioni tra le specie e il loro ambiente.
La parola, che ha avuto origine negli anni ’80, è una contrazione delle parole “biologico” e “diversità”. È stata definita in modo più formale nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica firmata nel 1992 come “la variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi inter alia gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici, ed i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell’ambito delle specie, e tra le specie dell’ecosistema.” Cosa vuol dire? In parole semplici, possiamo dire che la biodiversità è la ricchezza della vita sulla terra, che comprende non solo gli esseri umani e animali, ma anche le altre forme di vita, dai vegetali ai microrganismi, compreso il materiale genetico.
Insomma, tutto ciò che esiste sulla terra e non è stato creato o modificato dall’uomo – ad esempio attraverso la biotecnologia – rientra nella biodiversità. Inoltre, si tiene conto anche del modo in cui questa ricchezza è distribuita sul pianeta, delle interazioni tra varie componenti del sistema e dell’impatto che determinati comportamenti hanno su di essi.
Perché la biodiversità è importante per me?
La biodiversità aiuta a fornire e mantenere la nostra acqua dolce, i suoli fertili, le nostre medicine, un clima stabile e ci offre luoghi di svago. Tutte le specie sono interconnesse e spesso dipendono l’una dall’altra. Quindi, mentre i funghi aiutano a mantenere i suoli della foresta, questi suoli sani aiutano le piante a crescere, gli insetti trasportano il polline da una pianta all’altra, gli animali possono mangiare le piante e la foresta nel suo insieme fornisce una casa per gli animali. Perdere una specie in questa catena potrebbe non sembrare molto, ma ogni perdita indebolisce le connessioni a beneficio di tutti noi.
Per tornare al rapporto sulla biodiversità, in esso sono messe in evidenza le perdite ambientali che hanno colpito il pianeta negli ultimi 50 anni e le prospettive future poco rosee per decine o centinaia di migliaia di specie.
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La biodiversità del mondo sta scomparendo rapidamente
Finora sono state conteggiate quasi 100.000 specie in pericolo. Di queste, oltre un quarto è minacciato di estinzione, come i lemuri del Madagascar, rane e salamandre, conifere e orchidee. Le stime non sono ancora complete. Al momento non sappiamo nemmeno esattamente quanti animali, funghi e piante ci siano sul pianeta. Le previsioni oscillano da due milioni di specie a circa un trilione, ma la maggior parte degli esperti opta per circa 11 milioni di specie più o meno.
Stiamo perdendo le specie del pianeta a una velocità allarmante. L’ultima volta che abbiamo avuto una situazione simile è stato circa 66 milioni di anni fa, a causa di un asteroide che ha colpito la Terra. Questa volta però la causa dell’estinzione è da addebitare interamente agli uomini. I tassi di estinzione attuali sono circa 1.000 volte più alti rispetto a quando l’uomo ha fatto la sua comparsa sulla Terra. Secondo le previsioni i tassi futuri di estinzione saranno probabilmente di circa 10.000 volte più alti.
Regioni con straordinaria ricchezza di vita destano particolare preoccupazione, come il continente africano, che è l’ultimo posto sulla Terra con una vasta gamma di grandi mammiferi. Recenti studi hanno dimostrato che le azioni dell’umanità potrebbero portare all’estinzione di metà degli uccelli e dei mammiferi africani entro la fine del 2100.
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Tra le maggiori minacce alla fauna selvatica vi sono la perdita di habitat, i cambiamenti climatici e l’inquinamento
Mentre i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia crescente, i principali cause del declino della biodiversità continuano a essere la perdita dell’habitat naturale dovuto all’attività agricola per cibo, carburante e legname e allo sfruttamento eccessivo di piante e animali da parte degli esseri umani attraverso il disboscamento, la caccia e pesca.
Mammiferi come il pangolino vengono spinti all’estinzione dalla caccia illegale di squame e carne. Il disboscamento insostenibile sta contribuendo alla scomparsa delle scimmie del Myanmar, mentre l’espansione dell’agricoltura sta erodendo spazi ad animali come il ghepardo.
In questi ultimi tempi è cresciuta molto la sensibilità dei cittadini e dei governi rispetto al problema dei cambiamenti climatici ma la stessa cosa non si può dire riguardo la perdita di biodiversità e il degrado ambientale.
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Gli animali e le piante stanno scomparendo, così come la terra su cui fanno affidamento per l’habitat naturale
Il degrado della terra attraverso le attività umane sta influenzando negativamente il benessere di almeno 3,2 miliardi di persone e sta spingendo il pianeta verso una sesta estinzione di massa.
Le cause principali vanno individuate nell’agricoltura e la silvicoltura insostenibili, nei cambiamenti climatici e, in alcune aree, nell’espansione urbana, strade e miniere.
Il degrado del suolo include la perdita di foreste e, sebbene a livello globale questa perdita sia rallentata a causa della riforestazione e delle piantagioni, ha avuto un’accelerazione nelle foreste tropicali che contengono alcuni dei più alti livelli di biodiversità della Terra.
Circa 12 milioni di ettari di foresta nelle regioni tropicali del mondo sono andati perduti nel 2018, equivalenti a 30 campi da calcio al minuto.
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La conversione dell’habitat determina la perdita di biodiversità
Solo un quarto della Terra è sostanzialmente privo degli impatti delle attività umane. Si prevede che questo dato negativo peggiori a un decimo entro il 2050.
La questione dell’uso del suolo è fondamentale per le principali sfide ambientali che stiamo affrontando. Dal 2001, l’Indonesia ha perso milioni di ettari di foresta pluviale incontaminata. Le perdite nel 2018 sono diminuite di circa il 40% grazie a una legislazione più severa e ad un periodo umido che ha limitato gli incendi boschivi; tuttavia le piantagioni di olio di palma hanno gradualmente eroso gli unici habitat rimanenti delle popolazioni di orangutan in via di estinzione.
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Le ultime grandi foreste pluviali vengono spazzate via
Nella regione amazzonica si trova la più grande foresta pluviale tropicale del mondo, che ospita specie animali e vegetali ancora sconosciute.
Nella parte occidentale dell’Amazzonia le foreste vengono abbattute per coltivazioni o pascoli per il disboscamento e l’estrazione. Il paesaggio è diventato una miscela di campi deserti, rari insediamenti e frammenti di foresta.
Cinque Giugno, Giornata Mondiale per l’Ambiente: “È il momento per la Natura”
In questo contesto si inserisce la Giornata Mondiale per l’Ambiente dedicata, appunto, al tema drammatico del declino della biodiversità del pianeta.
Come abbiamo visto, con la crisi della biodiversità è a rischio la fornitura dei servizi eco-sistemici, dagli alimenti al legno, dall’acqua ai medicinali, dalla regolazione del clima al controllo dell’erosione del suolo, dai valori ricreativi a quelli culturali. La sicurezza alimentare, il benessere e la prosperità delle comunità umana è messa in pericolo se non si intraprendono azioni per invertire la crisi della biodiversità.
Il motto scelto per l’edizione 2020 della Giornata Mondiale dell’Ambiente è “È il momento per la Natura”, per ricordarci che la crisi della biodiversità è una preoccupazione non solo urgente, ma anche esistenziale.